Cividale del Friuli
Rosso d'Argilla 2003
IGT Venezia Giulia
13,5%
IL PRODUTTORE
Ero stato da Crosato nel Maggio 2012. Percorrendo la strada che da Cividale va a Prepotto, ho visto il cartello che indicava "la Vineria - Giovanni Crosato", incuriosito mi sono fermato e sono entrato.
Il locale ha le pareti interamente "tappezzate" di pupitres, parlando con il ragazzo al banco, questo mi ha presentato il sig.Giovanni che arrivava dalla cantina, un enologo di grande esperienza.
Incuriosito per il mio interesse sul suo vino, mi ha portato sul retro del locale e... sorpresa grande, ho visto questo:
decine di anfore al buio, contenenti vino in maturazione sia rosso che bianco, quello che poi viene imbottigliato come Rosso d'Argilla o Bianco d'Argilla. Le anfore, prodotte da maestri vasai toscani, contengono circa 50 litri di vino, che se ne stanno lì tranquille per circa 2 anni con il loro prezioso contenuto, ricoperte solamente da un disco di vetro, in attesa della giusta maturazione. Capita a volte che al posto del vino ci si ritrovi aceto, in questo caso un ulteriore processo naturale serve ad ottenere l'Aceto d'Argilla, ma se il vino risulta integro il risultato poi è sorprendente.
Assaggio quindi le due tipologie: il bianco, prodotto con Friulano 100%, mi è sembrato piuttosto interessante, ricco e molto minerale. Il rosso invece, prodotto con Refosco PR e Merlot, al primo sorso mi è sembrato piuttosto insipido e scarico, quasi un vinello analcolico, ma poi si è subito aperto con tipiche note mature, minerali e un po' terrose, ma non mi ha soddisfatto particolarmente. Ho comunque deciso di acquistarne una bottiglia.
Il 12 maggio del 2020, in piena pandemia, ho deciso di aprire il Rosso d'Argilla, sul cartellino legato alla bottiglia l'anno è 2003, ma non ne sono completamente sicuro, dato che sulla bottiglia non è indicato l'anno, infatti l'etichetta riporta IGT ma senza annata, con 13,5% di alcool.
Fatico non poco a togliere la ceralacca che copriva il tappo, era quasi cementata.
Il tappo comunque aveva tenuto bene, verso il vino e noto un bel colore rubino-granata che non i fa pensare ad un vino di quasi 17 anni, per di più di un refosco.
Naso intenso di terra bruciata, leggero odore di fumo, pugne secche, tabacco e qualche leggera nota di idrocarburi combusti.
In bocca è ancora presente una elegante freschezza che si amalgama bene con una bella combinazione di caldo e morbido, sapidità più che discreta, tannini levigatissimi. Nel finale, di buona persistenza, ritornano le note di terra bruciata.
Ripassando da quelle parti (poco prima del lockdown) ho scoperto che l'insegna è cambiata e anche su internet ho trovato solo vecchie informazioni su ViniCrosato, anche il sito non c'è più. Mi spiace, qualche bottiglia l'avrei acquistata volentieri.
Degustato il 12 maggio 2020
AndyWine
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